martedì 23 luglio 2013


❝ Allora scrivo. 
Per prendermi la rivincita sulle parole.
Per raccontare come sarebbe andata se avessi scelto quelle giuste.

Cambio


Io resto così: le spalle al passato, la fronte al futuro, le gambe nel presente, la testa dappertutto.
Il cuore, qui. 
Come si fa a cambiare senza perdersi?

domenica 21 luglio 2013

Persone



Tutte quelle persone. Cosa fanno? Cosa pensano? Tutti dobbiamo morire, tutti quanti, che circo! Non fosse altro che per questo, dovremmo amarci tutti quanti, e invece no. Siamo terrorizzati e schiacciati dalle banalità, siamo divorati dal nulla.
Per imparare non c’è niente di meglio, dopo uno sbaglio, che raccogliere le idee e andare avanti. E invece quasi tutti si fanno prendere dalla paura. Hanno così paura di sbagliare che sbagliano. Sono troppo condizionati, troppo abituati a sentirsi dire quello che devono fare. Prima in famiglia, poi a scuola e per finire nel mondo del lavoro.

A volte non hai il tempo di accorgertene. Le cose capitano in pochi secondi. Tutto cambia. Sei vivo. Sei morto. E il mondo va avanti. 
Siamo sottili come carta. Viviamo sul filo delle percentuali, temporaneamente. E questo è il bello e il brutto, il fattore tempo. E non ci si può fare niente. Puoi startene in cima a una montagna a meditare per decenni e non cambierà una virgola. Puoi cambiare te stesso e fartene una ragione, ma forse anche questo è sbagliato. Magari pensiamo troppo. Sentire di più, pensare di meno.
— Charles Bukowski

venerdì 19 luglio 2013

Pensieri


I miei pensieri hanno una voce diversa. Sono riuscita a scriverlo. È questo. La me dentro, è diversa. È come se ci facessimo compagnia, come se fosse nata e cresciuta negli anni. Quando leggo la mia voce è fluida, teatrale, accentata nei momenti giusti, lenta e ritmata quando serve, sarebbe bellissimo se fosse così anche quando leggo ad alta voce. Vorrei sapere se è così per tutti e se lo fosse vorrei che esistesse un modo per poter ascoltare le voci interne di tutti. È una voce, io la sento, anche adesso che sto scrivendo questo e lo leggo mentalmente, quasi m’impressiono a sentire nel silenzio una voce che nella realtà non esiste, che ha un suono solo dentro di me e legge, scrive, pensa. La voce della mente. Mi verrebbe da chiederle chi sei, ma per assurdo sono proprio io, la sento come la me più vera, è forse questa l’anima, il carattere, la “persona” piuttosto che quello che fa, che dice? Mi dispiace che nessuno potrà mai conoscerla, sembra assurdo ma è così diversa dalla me che è, che appare.
Oppure può essere anche questa la differenza tra “essere” e “apparire”? Quando leggo “dentro” non ho incertezze, quando penso i miei pensieri si formulano in maniera fluida e così quando scrivo. Raramente parlo come penso. Ogni tanto mi capita e l’attimo dopo mi meraviglio e mi fa paura la totale assenza di consapevolezza che c’è nel dire un qualcosa senza poter aver la capacità totale di rendersi conto di quello che si sta per dire. È così no? Il tempo che passa dal formulare un pensiero e dirlo, di farlo uscire, di renderlo ascoltabile da chiunque non possiamo percepirlo no? È troppo veloce. Vorrei sapere la tua voce interna com’è. Vorrei sapere se queste cose che mi sembrano strane le penso solo io, se qualcun altro non si riconosce in quello che è per gli altri o forse succede a tutti ed è per questo che apprezziamo quando qualcuno ci fa sentire veramente noi stessi, ma io non lo so se mi è mai successo completamente o se mi ci sono solo avvicinata. Mi sento così velocemente mutevole, è quando ascolto i miei pensieri che mi ritrovo. ( Si può dire “ascoltare” per una cosa che non emette un suono ascoltabile da un orecchio?) Molte delle cose che penso mi fanno paura e non le dico. Ultimamente parlo sempre di più di cose di poca importanza, con la maggior parte delle persone. Non sento nessuno particolarmente vicino. La maggior parte delle persone mi hanno deluso e mi ci sono allontanata interiormente, anche senza dire niente, è successo, mi sono adeguata, come la sabbia nelle formine, come una specie di pezzo di puzzle malleabile, mi sono adattata perché potessi andare vicino a un altro pezzo di puzzle che per natura con i miei spigoli non c’entrava niente, non li poteva contenere e io non potevo far spazio ai suoi, a volte il pezzo era solo la vita.

giovedì 18 luglio 2013

Trixi


Di quando da piccole ascoltavamo la musica sdraiate sul pavimento di camera mia, perché adesso posso dirlo a diciotto anni eravamo piccole davvero anche se non ci sembrava così. Di quando ti ho rivisto l’altro giorno, dopo 6 anni e mi tremavano le gambe, il cuore, la voce, le mani. Avrei voluto abbracciarti, all’inizio, dopo, salutandoti. Avrei voluto che le cose fossero andate diversamente, è questo. Ho pensato questo quando poi sono tornata a casa, poi, molto poi perché ho fatto di tutto per non tornarci come in quella canzone degli smiths. Ho pensato che avrei voluto che fossimo state talmente importanti l’una per l’altra da impedire tutto questo, tutti questi anni, tutto questo silenzio, tutte queste domande. L’unica risposta che mi sono data è che le cose non erano come le percepivo io, erano diverse, tanto e forse lo sapevo, ma gli anni, questi, hanno confuso tutto e non lo so più trixi,avrei voluto chiedertelo ma tu non c’eri più. Ti guardavo, gli occhi, i capelli nascosti, la tua pelle struccata, le tue mani, i polsi, li guardavo e ti cercavo, cercavo la me di anni fa e probabilmente non la volevo trovare. Cercavo strategie, cercavo le parole, le nostre, le tue, quando eri avvolta nel buio delle mie stanze, le risate, cercavo quelle e non le ho trovate trixi, ma ho trovato tanta tristezza, quella. Sono tornata a casa, poi e ti ho cercato ancora, tra i diari, tra le parole, ancora, tra i ricordi e mi sono messa a piangere e non so più da quant’è che non lo facevo, per te non l’ho mai fatto. Sono sempre stata confusa sul nostro rapporto, su quello che ci ha riguardato, ma l’altra notte mi è sembrato tutto così limpido e chiaro così disarmante da non riuscire a chiederti qualcosa, qualche perché, qualche com’è. Ti guardavo e non c’eri come non ci sei stata negli anni e io a questa cosa non avevo mai pensato. Paradossale. Era questo che cercavo di spiegarti, di capire. Ho sempre reputato il nostro rapporto come qualcosa di estremo, di intimo, di speciale, ma forse ad esserlo eri solo tu, noi non lo eravamo, ho pensato, perché se noi lo fossimo state, in quel modo,come con Paola, tutto questo non sarebbe successo. Non ci saremmo ritrovate dopo  anni sotto a un gazebo in un luglio mite a raccontarci pezzi di vita sparsi negli anni. Avrei voluto viverli quegli anni con te. Avrei voluto esserci. Avrei voluto averti. Vorrei esser stata importante per te, da non permettere tutto questo, da non far passare tutto questo tempo. L’ho fatto passare anch’io, certo e non so perché, o forse lo so, forse mi avevi deluso tante volte trixi, e credo di averlo fatto anch’io con te, ma soprattutto con me stessa, per aver permesso tutto questo. A volte è solo la vita, cambia, ci cambia, eravamo qualcosa, siamo diventate qualcos’altro, lo so, succede, a me più spesso che a te. Non so quello che è successo, anche se eri con me l’altro giorno, non so perché né per come, non lo so. So che razionalmente sparire dalla vita di una persona per anni vuol dire qualcosa, volerlo fare, lasciare scorrere i giorni, non sentirne la mancanza, vivere senza e non facevo altro che pensare a questo e allora anche se eri seduta accanto a me mi sembravi lontanissima e lo eri, persa in una vita che non so, in una in cui io non ci sono.Non posso parlare con la trixi di 6 anni fa. Non posso cambiare le cose. Avrei voluto, è solo questo. Avrei voluto capirlo prima e avrei voluto non dover mettere tutto in discussione, perché non l’avevo mai fatto anche se ti ho fatto pesare tutto magari, ma non era così, ora lo so. Ti ho cercato e ho trovato solo tanta tristezza. 

Dopo 6 anni ti rivedo e parliamo di noi, del mio matrimonio,del parto,del nostro vivere diverso da prima,del tuo lavoro,del tuo ragazzo,torno a casa e mi viene da piangere e lo faccio come non l’ho fatto mai per te. 
Sei un passato che non riesco più a pensare e vorrei che non fosse così.

Fortuna

La fortuna può togliermi la forza,il coraggio no!!!!!

mercoledì 3 luglio 2013

cuore

Oggi, un bimbo mi chiede: "Ma il cuore sta sempre nello stesso posto, oppure, ogni tanto, si sposta? Va a destra e a sinistra?". Io: "No, il cuore resta sempre nello stesso posto. A sinistra " E intanto penso. Poi, un giorno, crescerai e allora capirai che il cuore vive in mille posti diversi, senza abitare, davvero, nessun luogo. Ti sale in gola, quando sei emozionato; precipita nello stomaco, quando hai paura, o sei ferito; ci sono volte in cui accelera i suoi battiti, e sembra volerti uscire dal petto; altre volte, invece, fa cambio col cervello. Crescendo, imparerai a prendere il tuo cuore per posarlo in altre mani, e il più delle volte, ti tornerà indietro un pò ammaccato. Ma tu non preoccupartene, sarà bello uguale, o forse, sarà più bello ancora. Questo, però, lo capirai solo dopo molto, molto tempo. Ci saranno giorni in cui crederai di non averlo più, un cuore. Di averlo perso e ti affannerai a cercarlo in un ricordo, in un profumo, nello sguardo di un passante, nelle vecchie tasche di un cappotto malandato. Poi, ci sarà un altro giorno. Un giorno un po' diverso, un pò speciale, un pò importante. Quel giorno, capirai che non tutti hanno un cuore.

conosco

conosco di me tantissimi "non sono".... 
ma preferisco puntare su quei pochissimi "sono" ... 
saranno pochissimi............ ma creano più soddisfazione