sabato 21 dicembre 2024

I giorni di chiarezza



Ci sono giorni di chiarezza crudele.

E la vedi proprio tutta la tua vita storta.

Il bivio fra quello che sei e quello che non potrai essere più.

Tutti ne hanno uno.

Il mio è stato un giorno come oggi pochi giorni prima di Natale.

Avevo cinque anni, un pigiamino a colori dei capelli indomabili e un carattere di merda.

Stavo nascosta fuori da una stanza stracolma di regali.

Tu dicevi " Sei il solito esagerato, non è quel che vedi” e mio nonno ti rispondeva "A lei darei il mondo e anche di più "

 l'ultima volta in cui sono stata bambina. In cui ho pensato che l'amore non te lo devi guadagnare, è tuo di diritto, anche se sei ombrosa e spettinata. Perché in fondo l'infanzia è questa cosa qui, la libertà di essere anche cattivi.

Poi si cresce il nonno è morto e c'era il tuo dolore dappertutto. Impregnava ogni cosa.

Per me sei diventata un vaso di cristallo. Ho smesso di piangere perché avevo paura che una sola lacrima in più ti rompesse.

Non mi sono più permessa di essere fragile e nemmeno stanca. Lo eri già tu per tutte e due.

Ho pensato che se fossi stata perfetta ti avrei reso di nuovo felice.

La perfezione è un gioco al massacro. Non basta mai.

Perché non sei mai abbastanza aggraziata

Bella.

Brava.

Per Biancaneve c'è sempre qualcosa in più da dimostrare per conquistare il cuore della regina.

La perfezione è quella cosa che quando stai per raggiungerla cambi strada, perché sai di non 

meritarla e in fondo a te interessa solo la corsa.

Fin che corri non hai tempo per pensare.

E adesso, adesso che mi vorrei fermare, io mica lo so come si fa.

Di tutte le cose che ti ho perdonato una sola non ti lascerò passare mai, non avermi protetta da me stessa.

Non me lo hai insegnato a tenere i vampiri fuori dalla porta.

Cazzo mamma,ora che non ci sei più e mica te lo ricordi nemmeno il dolore, dove la metto tutta questa rabbia?

E allora lo dico alla madre terribile, che ormai esiste solo dentro di me, che sono stanca.

E che vorrei tornare bambina ad aspettare

Il Natale

Che ho bisogno di labbra gentili sulla fronte a dirti la febbre

Di una coperta di lana grossa fatta a mano con il pizzo, dal tocco di piccole dita.

Di penombra.

Di qualcuno che mi dica, tu dormi.

Andrà tutto bene.

E ho bisogno di brodo di pollo con dentro le stelline, fanculo se adesso non posso più mangiare voglio il brodo di pollo perché l'amore, quando ancora potevo essere piccola, a me lo dimostravano così.

venerdì 13 dicembre 2024

Il silenzio

 



GHOSTING: IL SILENZIO CHE FERISCE E LASCIA COLPA


Ci sono silenzi che curano e silenzi che uccidono. Alcuni sono pause necessarie, spazi dove riprendere fiato, riflettere, proteggersi. Ma altri sono tagli. Sono armi. Silenzi che non nascono dalla pace, ma dalla rabbia. È un modo per dire: “Ti annullo. Ti ignoro. Ti lascio nel vuoto. Voglio farti male”.

È facile sottovalutare un silenzio. Lo chiamiamo “assenza”, “distanza”, ma raramente lo vediamo per quello che è: una forma di comunicazione carica di significati. Un muro alzato con precisione, lasciando l’altro a bussare senza mai avere una risposta. Un modo per spegnere ogni dialogo, soffocare ogni spiegazione.

Chi sceglie questo silenzio spesso lo fa per punire. Non ha parole, perché non vuole averne. Non cerca una soluzione, ma vuole che tu resti lì, fermo, a chiederti cosa hai fatto, cosa sei per meritare il nulla. È una vendetta sottile, una rabbia che non esplode ma implodendo ti consuma.

Ma quel silenzio parla di chi non sa esprimersi, di chi ha paura di guardarti negli occhi perché dovrebbe guardare anche dentro di sé. E noi? Noi restiamo lì, a interpretare quel vuoto. A trasformare l’assenza in colpa, il mutismo in giudizio. Ma forse, la domanda che dovremmo porci non è “Perché mi ignora?” ma “Perché accetto di farmi ferire così?”

C’è una grande differenza tra il silenzio che chiude e quello che protegge. Il primo punisce, il secondo salva. Il primo è un’arma, il secondo è un confine. E sta a noi imparare a riconoscerli, a capire quando un silenzio è una porta che si chiude in faccia e quando è una scelta di amore per sé stessi.

Il vero potere non è nel silenzio che punisce. È in chi trova la forza di rispondere a quel vuoto con la propria voce. Con la scelta di non restare fermo davanti a una porta chiusa, ma di costruire altrove, dove le parole sono ponti, non armi.